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CARDITO. Minformo accontenta Pisano e chiede conto al sindaco dei 300mila euro della Di Gennaro SpA

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CARDITO – Quando si dice che l’opposizione può essere fatta anche fuori le mura del Comune è sempre stato vero, anche se c’è qualcuno che in realtà non fa proprio opposizione ma tenta in tutti i modi di denigrare il lavoro altrui, vuoi per invidia, vuoi per il livore che prova verso il proprio antagonista. Fatto sta che queste persone si ritrovano a portare avanti chiacchiericci, voci da marciapiede, discorsi da bar che nulla hanno a che vedere con la Politica, quella con “P” maiuscola. Ed è proprio quello che a fasi alterne succede all’ex consigliere di minoranza Francesco Pisano che non contento di aver dato le dimissioni e quindi rinunciato a confrontarsi, anche con sonore bastonature, in maniera democratica in Consiglio comunale, adesso si è dato al lancio del fango e non fa niente se poi gli schizzi sporcano anche qualche cronista che cerca di fare degnamente e molte volte anche meglio degli altri, il suo lavoro.

In occasione dell’incendio che ha visto protagonista la Di Gennaro SpA, l’azienda che stocca rifiuti proveniente dalla raccolta differenziata, l’ex consigliere Francesco Pisano rasenta il ridicolo con delle affermazioni bislacche che fa attraverso Facebook in dei commenti, affermando che il sottoscritto siccome, a suo dire, “finanziato” dal primo cittadino, parla male della Di Gennaro perché assalito dai suoi dipendenti ma ometterebbe di scrivere che la stessa ditta è debitrice di circa trecentomila euro verso il Comune di Cardito perché, sempre a suo dire, il sindaco Cirillo non ha interesse ad esigere quella somma poiché il primo cittadino, a sua volta è debitore di un favore verso la Di Gennaro perché ha assunto qualche operaio raccomandato dallo stesso primo cittadino.

Siccome il sottoscritto, fortunatamente, vive di altro e non di Minformo, dopo aver risposto a tono all’ex consigliere si è anche preso la briga di chiedere al sindaco la verità su quanto asserito dall’esponente legaforzista (sillogismo coniato dal sottoscritto per tutti quelli che hanno fatto o faranno il salto della quaglia da Forza Italia a Lega, visto che il partito di Salvini, oggi, fa più trend) e davanti ai nostri taccuini il primo cittadino ha dichiarato: “Non ho mai raccomandato nessuno, vivo il ruolo da sindaco come il mio lavoro, solo che questo lo faccio in virtù del fatto che si debba migliorare ed elevare la propria comunità. La gente mi conosce e sa quanto dedico alla vita pubblica del mio paese, non ho bisogno di clientele per attestare il consenso popolare e né tanto meno ho mai usato questo tipo di strategia. Per quanto riguarda il debito della Di Gennaro SpA, posso solo dire che ad oggi è in atto un contenzioso tra l’ente carditese e la ditta sopracitata. Premettendo che questi sono atti di gestione, sono prassi consolidate fatte direttamente dai settori comunali e con questo voglio dire che se il Comune di Cardito ha emesso un decreto ingiuntivo nei confronti dell’azienda è merito dei settori e non della Politica. In realtà la ditta pascarolese ha anche cercato di mediare col Comune chiedendo una dilazione nel tempo e uno sconto sulla somma. Noi abbiamo detto di no, vogliamo l’intera somma dovuta e non effettueremo dilazioni. I soldi dei carditesi non si toccano. Abbiamo scelto di andare in giudizio proprio per tutelare gli interessi dei cittadini. Ovviamente ci tengo a precisare che quest’azione è stata fatta già diversi mesi fa e non adesso che si è registrato il triste evento dell’incendio”.

Questo è quanto dichiarato dal sindaco Cirillo e basterebbe già solo questo per far comprendere la figura barbina fatta dall’ex consigliere, visto che quanto asserito dalla fascia tricolore è verificabile da atti pubblici e sulle accuse di clientela ad oggi sulla testa del primo cittadino non pendono accuse. Ma il sottoscritto, colto anch’egli dal fango lanciato, non può esimersi dal sottolineare che quest’articolo stesso testimonia la genuinità del lavoro svolto da Minformo e contestualmente mortifica il comportamento dell’ex consigliere azzurro che dimostra ancora una volta quanto sia sceso in basso il livello del confronto politico nella città del cardellino.

Un confronto fatto a distanza, molte volte caratterizzato dalla frustrazione sfogata su una tastiera e dall’invidia alimentata da una rabbia mantenuta accesa dal differente livello di consensi sul territorio. Insomma come se il valore di un uomo si misurasse con un semplice e mero numero e non per l’intelletto che potrebbe avere o non avere.

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Cardito

CARDITO. Il Consigliere Russo attacca il Sindaco sul tema staff personale, riportando dati falsi

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CARDITO – Non sempre un giornalista critico della politica entra nel merito del dibattito pubblico se non per evidenziare le fake news legate alla demagogia spicciola che possono uscire fuori dalle dichiarazioni degli addetti ai lavori.

È quanto successo pochi minuti fa nel comune del cardellino con le dichiarazioni del Consigliere Andrea Russo che affrontando un tema demagogico come quello dello sperpero di denaro pubblico legato all’assunzione degli organi formanti lo staff del Sindaco, dichiara, attraverso un video postato sui social, alcune falsità al solo scopo di alimentare rabbia e impopolarità nella figura del primo cittadino. Ma andiamo ad analizzare i fatti.

Andrea Russo nel suo video asserisce che il Sindaco Giuseppe Cirillo abbia portato il numero dei formanti lo staff da 3 a 5 soggetti, lasciando intendere una volontà da parte del primo cittadino su un ulteriore esborso di denaro pubblico. Nulla di più falso. Gli staffisti nel comune gialloblu sono sempre stati tre. All’inizio furono assunti Andrea Fisher – staffista storico – Vincenzo Russo, Nicola Di Micco e Biagio Barra, poi si decise di nominare il Di Micco dirigente dell’ente sfruttando l’Art. 110 del Tuel, liberando così una casella dal capitolo di bilancio posto in essere sullo staff del Sindaco. Da allore quella casella è rimasta vuota per parecchi mesi, facendo risparmiare, in realtà, soldi ai contribuenti.

Oggi il primo cittadino, vuoi perché oberato di lavoro, vuoi perché abituato ad avere la segreteria con impegni suddivisi su tre elementi, ha pensato bene di assumere due figure part-time. Praticamente la casella lasciata vuota da Di Micco sarà riempita da altri due staffisti allo stesso costo di sempre da parte dell’ente.

Il dato politico che esce fuori è quasi pari a zero. A queste latitudini si cerca di fare opposizione sul nulla. Si comprende e va bene il gioco delle parti, ma non si può parlare a distanza di tre anni dopo aver passato gli stessi anni tra i banchi di maggioranza accompagnati dal mutismo selettivo cronico e svegliarsi su questioni, inesistenti tra l’altro, solo ora e per giunta raccontando frottole. Ci aspettiamo altro da un professionista come Andrea Russo che in quanto tale dovrebbe anche capire che anche il confronto con i comuni limitrofi non regge. Gli altri enti non hanno a capo un Sindaco che deve destreggiarsi tra impegni locali e metropolitani, quindi che ben vengano occhi vigili sul territorio atti ad arginare facili distrazioni o dimenticanze. Non mi si venga neanche ad incolpare il primo cittadino per la doppia carica, dato che la sua visione sovracomunale è sotto gli occhi della città e la ricezione di decine di milioni di euro non è da tutti.

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Afragola

Stupri, violenze e omicidi. Facile fare il prete anticamorra con la legge che li obbliga a non denunciare

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Facile fare il prete di periferia negli addensamenti di povertà a nord di Napoli. Basta avere l’ambizione di andare a colmare un vuoto lasciato dalla politica e dalle istituzioni con l’aiuto della fede e della toga e un po’ di predisposizione all’egocentrismo. Aspettare che un tragico evento si verifichi e attendere, inesorabilmente, lo stuolo di colleghi giornalisti che, non sapendo chi intervistare, dato che a queste latitudini la politica è sempre assente per autoimplosione, si rivolgono al personaggio più populista e demagogo rimasto sul territorio.

Allora la riflessione che voglio fare oggi, così come esposta ai tempi dei fatti che riguardarono l’omicidio di Fortuna Loffredo è: la Chiesa che da secoli cerca di colmare i vuoti creati dalla cecità dei governatori sarebbe in grado di aiutare, fattivamente, le vittime di questi efferati delitti?

Tutti noi sappiamo che secondo l’art. 200 c.p.p. la legge italiana rispetta il segreto confessionale tanto che stabilisce che: il sacerdote a cui è stato confessato un reato NON può essere obbligato a essere chiamato come testimone in un processo. Al contrario, come recita l’art. 622 c.p., violare il segreto confessionale potrebbe costituire reato: il sacerdote che dovesse violare il segreto confessionale per un qualsiasi motivo NON previsto dalla legge, rischia la reclusione fino a 1 anno e una multa che può variare tre le € 30 e le € 516.

D’altro canto, invece, è pur vero che la Corte di Cassazione con la sentenza n. 6912 del 14 gennaio 2017 ha chiarito che il sacerdote che NON DEVE violare il segreto confessionale è tenuto a collaborare con la giustizia. Il segreto confessionale cade nel momento in cui il fedele confessa di essere, ad esempio, stata vittima di violenza. Il sacerdote che, in sede di processo, si rifiuta di testimoniare o mente durante la deposizione rischia la reclusione fino a 6 anni per il reato di falsa testimonianza.

La differenza sta proprio qui! Se a confessare il reato è chi commette il reato? Allora vale la prima ipotesi, ossia, il prete è tenuto a non denunciare ciò che gli è stato riferito in confessione. Ma questo principio ecclesiastico, condiviso anche dalle norme laiche della nostra Costituzione, in verità, quanta carità cristiana serba in sé?

Facendo un’opportuna riflessione sociologica, da anni il tema della religiosità dei mafiosi, o dei criminali in generale, apre lo scenario a molteplici piani di analisi: da una parte, occorre chiedersi che significato assumono le devozioni e le ritualità religiose e che ruolo svolga il ricorso alla fede all’interno di certi contesti, dall’altra è indispensabile valutare le posizioni che la Chiesa ha progressivamente espresso nella storia. Lo studio delle organizzazioni mafiose lascia emergere il dato piuttosto singolare di una religione che diventa strumento di legittimazione, offrendo motivazioni agli atti criminosi, alleviando le paure e le angosce nutrite dagli affiliati per il proprio destino personale. Ed è per questi motivi che si può benissimo pensare che anche un reato come lo stupro può facilmente essere confessato ad un protettore di anime.

Allora la domanda sorge spontanea: a quali responsabilità la Chiesa espone un prete di periferia, pastore di un addensamento di povertà come quella del Parco Verde? Quale peso deve sopportare un prete anticamorra se tali principi lo devono, per forza maggiore, relegare alla figura di un inerme testimonial della lotta? Ma soprattutto come si sentirebbe l’uomo che alberga sotto la toga a sapere di essere stato costretto a non evitare tale scempio?

Allora l’ultima osservazione che vorrei fare è quella del ruolo della Chiesa nella società moderna. Forse, dico forse, con tutta la modestia possibile, sarebbe il caso di far scendere realmente in trincea chi, almeno a parole, dichiara di voler salvare la vita alla povera gente su questo umile pianeta e far sì che chi sappia denunci immediatamente.

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Caivano

Colpite delle auto di una concessionaria durante una sparatoria a Cardito

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Ieri notte alle ore 2:20 circa a Cardito, i carabinieri di Caivano sono intervenuti a via I Maggio angolo via della Repubblica per una segnalazione di colpi d’arma da fuoco. Alcuni colpi di arma da fuoco sono stati sparati verso 4 auto che erano all’interno di un concessionario, 7 i fori causati. Sono in corso le indagini della vicenda.

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